Vino e alcolici banditi nella lotta al cancro: produttori europei preoccupati dalle misure Ue

La Ceev avverte l’Unione europea: «Politiche siano basate su scienza e prove»

Vino e alcolici banditi nella lotta al cancro: produttori europei preoccupati dalle misure Ue Beca cancer

«L’Ue basi le proprie politiche sulla scienza e sulle prove». È l’appello dei produttori di vino europei attraverso Ceev, il Comité Européen des Entreprises Vins, in vista del voto del Parlamento europeo sul cosiddetto Beca, The Special Committee on Beating Cancer, in programma domani, 9 dicembre.

Ceev invita i membri di Bruxelles a riconsiderare una delle affermazioni contenute nel documento, secondo cui «non esiste un livello sicuro di consumo di alcol». Un principio che rischia di scatenare una reazione a catena, facendo saltare – tra l’altro – il banco degli aiuti e dei finanziamenti di Bruxelles ai settori “messi al bando”.

«Non ci sono dati scientifici a sostegno di un aumento del rischio di cancro quando il vino viene consumato con moderazione, durante i pasti, come parte della dieta mediterranea e come parte di uno stile di vita sano», controbattono i produttori di vino europei.

Il cancro – prosegue Ceev – è una malattia multifattoriale e i fattori di rischio del cancro devono essere valutati nel contesto dei modelli culturali, del bere, del mangiare e dello stile di vita. L’evidenza scientifica indica che bere vino con moderazione, con un pasto, come parte di una dieta di stile mediterraneo può contribuire a una maggiore aspettativa di vita e a una minore incidenza di malattie importanti come le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro».

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Sempre secondo i produttori europei, «l’ipotesi che non ci sia “un livello sicuro” è fuorviante e semplicistica, in quanto non considera i modelli di consumo e altri fattori dello stile di vita».

E non è solo fuorviante, «ma anche controproducente, poiché il consumo moderato di vino, in particolare come parte della dieta mediterranea e come parte di uno stile di vita sano, è associato a una maggiore longevità e alla prevenzione delle malattie».

La proposta di “nessun livello sicuro” di Beca si basa su un singolo studio. Quello del Global Burden of Diseases (Gbd) pubblicato da The Lancet nel 2018, che è stato duramente criticato dalla comunità scientifica per i suoi «difetti di analisi».

Si tratta di uno studio di modellazione basato su ipotesi, sottolinea Ceev, «che non prende in considerazione lo stile di vita, non presenta tutte le prove scientifiche esistenti e, di conseguenza, non può essere l’unica base per trarre conclusioni sul consumo di alcol e il rischio di cancro».

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Il settore vinicolo europeo si impegna d’altro canto a continuare a promuovere un consumo responsabile di vino e a ridurre il consumo eccessivo e irresponsabile. Ceev sostiene il piano dell’Ue per combattere il cancro e il suo obiettivo generale di ridurre l’uso dannoso dell’alcol.

«Ma l’accento – avverte il Comité Européen des Entreprises Vins – deve essere posto sul consumo nocivo, poiché la maggior parte delle prove europee e internazionali mostra una chiara correlazione tra il consumo moderato come parte di una dieta e di uno stile di vita sani e gli esiti positivi per la salute». Qualcosa che il cosiddetto Beca sembra invece ignorare nella relazione che sarà presentata domani da Véronique Trillet-Lenoir.

Infine – evidenziano gli imprenditori vitivinicoli – chiediamo al Parlamento europeo di evitare la convenienza politica e di riconoscere che più tasse, restrizioni di marketing e avvertenze sanitarie sono cattivi sostituti delle politiche che affrontano le cause profonde del bere dannoso».

«Come europei, dovremmo essere orgogliosi della nostra cultura gastronomica, di cui il vino è una componente inestricabile. La nostra “art de vivre” – conclude Ceev – consiste nel godere di una grande varietà di cibi, compreso il vino con moderazione, se lo si desidera, in un ambiente conviviale. Promuovere questo stile di vita è di gran lunga preferibile a soluzioni normative semplicistiche e in definitiva inefficaci».

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